Il mobile artigianale diventa intellettuale
"Io costruisco un mobile perché ho un'idea più ampia". Questa la semplicità di linguaggio (il verbo) di un artigiano controcorrente che nei tempi più bui del suo settore di mercato si riscopre un uomo tutto sommato positivo, e propositivo, come pochi. E' la nuova frontiera dell'artigianato 4.0 che si apre al mondo dell'industria con lo spirito di un bambino al mondo della vita. Nuovi concetti che non si esauriscono nella produzione di mobili ecologici e creativi, ma si espandono in più direzioni e che fanno sistema. "Oggi i giovani non vogliono più sporcarsi le mani, il falegname è cosa d'altri tempi che solo pinocchio o Collodi riuscirebbero ancora comprendere", afferma Ivan Tonon con il sogghigno di chi probabilmente ha un asso nella manica ancora da giocare. Loro infatti, i fratelli Ivan e Flavio, in perfetta armonia anche con i loro più stretti collaboratori, tengono in piedi la loro attività da oltre trent'anni. "Oggi un video qualunque su YuoTube fa economia mentre un oggetto realizzato con maestria da un'artista-designer del legno viene considerato superfluo, inutile, a volte addirittura stupido. Ma noi in Woodever Design non ci arrendiamo ai nuovi trend, alle mode dell'effimero per quanto queste siano comunque una realtà di fatto. Un oggetto che ricorda la natura e quindi la nostra umanità resterà sempre un oggetto di valore. Questo non vuole dire che i giovani di oggi non riconoscono quello che gli circonda, ma la quantità di informazioni a loro disposizione distribuite da una pluralità di linguaggi non aiutano certamente a guidarli verso un'autentica autoconsapevolezza di se e, di conseguenza, dei loro obbiettivi futuri. Ma loro possono essere, contrariamente, una risorsa imprescindibile per le stesse realtà manifatturiere che vivono oggi un'analogo e quanto mai speculare stato di disorientamento, potendo così instaurare una possibile collaborazione o quanto meno uno scambio di vedute, opinioni e riflessioni. Il nostro incontro, continua Ivan Tonon, con gli studenti del liceo scientifico "Digital Business Creativity" del "Dante International College" di Vittorio Veneto, si è concretizzato con lo svolgimento di vari moduli didattici. Dalla comprensione delle varie epoche stilistiche che hanno portato l'Italia a diventare un faro mondiale per il design dell'arredamento, all'individuazione delle maestrie e delle tecniche artigiane del nostro territorio, fino a formulare nuove interpretazioni del saper fare contemporaneo, Quello che ne è uscito è un inaspettato cocktail di virtuosismi e cortocircuiti dialettici. In un mondo dove la qualità lascia spesso il passo a lussureggianti e promettenti brand, il "difetto" del vecchio nodo di una tavola di legno massiccio diventa motivo di discussione di quanto sia invece importante il nostro rapporto con la natura, il nostro essere umani in un'ambiente sempre più drasticamente tecnologico. Una natura sempre più ostile nei confronti di chi la sottovaluta, basti pensare ai cambiamenti climatici globali e, più da vicino, le conseguenti e recenti devastazioni del nostro territorio in particolare quella del patrimonio boschivo che ha di fatto incrementato la desolazione e la decadenza del comparto del mobile, messo già in ginocchio dalla crisi immobiliare. Rialzarsi è molto difficile e per molti sarà impossibile. E' recente la notizia che Ikea, grande trend director del settore, sta sperimentando in Svizzera il concetto di non proprietà del bene di consumo e del suo possibile riutilizzo, mentre i future trends ipotizzano seppur vagamente case senza mobili dove le rispettive funzionalità saranno "archiviate a scomparsa" in anonime armadiature perimetrali alle stanze. Sia ben chiaro, non voglio di certo dare l'impressione di ostacolare il progresso e l'evoluzione stessa della nostra specie, quello che intendo è proteggere il nostro scopo di vita che sono le emozioni e, soprattutto il nostro habitat, l'unico vero grande valore che ci ha reso unici e ineguagliabili esseri viventi. La nostra visione "più ampia" ci ha portato nel tempo a comprendere questo valore che non deve far parte di un solo profitto o di un'unica emozione stilistica e costruttiva, ma che deve far parte di un tutto che ci riguarda da vicino, oggi più che mai, per i nostri figli e le generazioni a venire. Certificare l'intera filiera del mobile ci è apparsa subito quanto meno irrealizzabile dal momento che l'iter produttivo è composto da una scia di fornitori troppo spesso irriverenti al bene comune. Abbiamo pensato all'ossigeno del pianeta, alla fotosintesi e al relativo beneficio all'uomo. Ci siamo ispirati al modello Treedom e ne è uscito un nuovo albero piantato e fatto crescere in qualsiasi area del pianeta per ogni mille euro di fatturato. Un piccolo grande contributo alle coltivazioni fruttifere dove più ce né bisogno e tanto ossigeno in più per tutti. L'idea più ampia citata all'inizio di questa storia è proprio questa. Il nostro prodotto è lo strumento, non il fine. Questa idea ci ha portato in breve tempo, solo un anno, a diventare la prima piattaforma Internet italiana sul contesto dei "mobili ecologici" con quasi centomila visualizzazioni, ed entrare di conseguenza all'attenzione degli organi di informazione come E Trends Magazine e di recente il contatto con Donna Moderna che ci ha scelto come primo referente di questa nuova nicchia di mercato. Siamo stati contattati da un'azienda del centro Italia con la quale abbiamo aperto un'importante collaborazione commerciale, Entro il 2019 ci affacceremo al mercato dell'Est con l'apertura di un punto vendita a Varsavia, le trattative con il futuro partner sono in corso. Possono bastare tutti questi sforzi?, Il mercato e la finanza globale ci invitano ad essere prudenti, sappiamo che trasformare una piccola azienda nel nostro territorio proiettando una filosofia artigianale verso il 4.0 mantenendo fermamente gli standard qualitativi di sempre richiederà ancora particolari investimenti, coraggio imprenditoriale ma soprattutto quel positivismo che è diventato il nostro grido aziendale.
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